Quando scoprii di essere incinta della piccola sapiente mi rivolsi all’ospedale della città in cui vivevo, centro d’eccellenza pediatrico e ginecologico di livello internazionale. Lì stabilirono la data presunta del parto e la misero per iscritto, pur avendomi confermato a voce più di una volta che le ecografie confermavano i miei calcoli sulla data del concepimento.
Mesi dopo, nell’ospedale in cui avrei partorito, spiegai come erano andate le cose, e loro mi credettero, ma un piccolo ospedale di provincia non poteva andare contro quanto scritto da un centro di eccellenza. Fu così che per due giorni tentarono di indurre il parto, come se fossi due settimane oltre il termine mentre a malapena ci ero arrivata, e terminò in un cesareo d’urgenza nel cuore della notte.
Quasi sei anni dopo, sentita la mia storia, la ginecologa che mi seguiva mi fece subito fare un’ecografia di datazione. In quella successiva, tuttavia, la rapida crescita della bambina portò ad anticipare la data presunta di una settimana. L’ospedale, date le dimensioni della nascitura, mi fissò un cesareo solo una settimana dopo tale data, ovvero quando secondo la prima datazione sarei stata a termine.
Arrivai in ospedale la notte precedente, con il travaglio appena iniziato. Arrivato il mattino, e l’ora in cui sarei dovuta entrare in sala operatoria, mi dissero che c’era un grosso rischio per la bambina, e accettai il secondo cesareo.
Entrambe le volte i mesi successivi sono stati pieni di dolore, e non riuscivo nemmeno a svolgere le attività di base per occuparmi della casa e delle figlie. Con la bimba che sorride, addirittura, presi antidolorifici per quasi tre mesi. Allattamento difficile e breve la prima volta, completamente fallito la seconda. Mio marito si alzava la notte per dare il biberon alla bambina, perché io ci mettevo svariati minuti solo per alzarmi dal letto.
Manca meno di un mese alla data in cui dovrebbe arrivare naturalmente a termine la mia attuale gravidanza. Ho fatto quanto ho potuto per evitare il terzo cesareo ed avere finalmente un parto naturale, ma la lettura della mia cartella clinica ha fatto sì che questa possibilità venisse definitivamente esclusa. Mi preparo quindi a un terzo intervento, con conseguenti difficoltà e dolore, e a livello psicologico la cosa non mi risulta affatto semplice.
Rifletto però su come piccoli errori o decisioni prese da medici che mi hanno vista solo una volta abbiano avuto un enorme impatto sulla mia vita e su quella dei miei figli. Mantenere una datazione basata sull’ultima mestruazione nonostante un ciclo molto irregolare, scegliere la soluzione più semplice per l’ospedale, suturare in un modo anziché in un altro… sembrano piccole cose, ma fanno un’enorme differenza per me, che mi preparo ad accogliere un bambino senza sapere se potrò occuparmene.