Al lago

Vent’anni dopo il mio diploma, sono tornata ieri nella cittadina dove ho frequentato le superiori, sul lago d’Iseo.

Il fatto di essere lì per un colloquio di lavoro è stato una fortuna, probabilmente, perché quando mi sono trovata davanti quei luoghi noti, in gran parte invariati, ho letteralmente vacillato. Mi è girata la testa e sono stata sul punto di piangere, ma le circostanze mi hanno costretta a mantenere il controllo.

Il lago, tanto per aumentare l’effetto, si presentava davvero al suo meglio, e sembrava strano ricordare tutte le volte in cui ho atteso l’autobus sotto la pioggia, in piedi su uno stretto marciapiedi, le auto che passando ci inondavano con l’acqua delle pozzanghere. Siccome eravamo un bel gruppetto di studenti, di solito uno teneva l’ombrello sopra la testa e l’altro davanti, a mo’ di barriera per le gambe.

Quando viviamo quotidianamente un luogo, quando ci siamo abituati, spesso ci sfugge la sua reale bellezza. Sono stati gli occhi di mio marito e della bimba che sorride a regalarmi uno sguardo vergine su qualcosa di familiare, ma mi ci sono voluti vent’anni di assenza per capire.