Sognare, consapevolmente

Nessun organismo vivente può mantenersi a lungo sano di mente in condizioni di assoluta realtà; perfino le allodole e le cavallette sognano, a detta di alcuni. (Shirley Jackson, L’incubo di Hill House)

Si dice che sognare non costa nulla, ma sognare costa caro.

Costa in termini di energie, quelle spese a inseguire il sogno e quelle che servono a tenerlo a galla, a impedire che sprofondi nel mare delle delusioni, delle difficoltà, delle abitudini.

Costa caro in termini di rapporti, perché chi ti circonda, soprattutto chi dovrebbe sostenerti e aiutarti a volare, quando ne parli ti guarda e scuote la testa. Meglio un lavoro frustrante ma sicuro, meglio una vita di grigia infelicità, ma con tante comodità, tanti oggetti che la rendano più sopportabile.

Ti trovi a chiederti se sei un pazzo irresponsabile o se siano gli altri a non avere coraggio. Ti trovi a chiederti se sognare sia davvero una cosa da ragazzini, o una necessità profonda e irrinunciabile dell’essere umano.

E guardandoti allo specchio capisci che magari non è fondamentale per tutti, ma lo è per te.

Cieli blu

Nel fiume

La notizia dell’elefantessa incinta, morta dopo aver mangiato un ananas imbottito di petardi, l’avrete letta tutti, se bazzicate un minimo su internet. Ha suscitato grande indignazione, molti hanno commentato veementemente, augurando cose orribili a chi quell’ananas l’ha preparato.

Non sono senza cuore, anche a me la notizia ha fatto effetto, soprattutto pensando alla vita che sembrava dovesse continuare con lei e invece è stata bruscamente interrotta. Le reazioni che ho letto, però, mi hanno spinta a riflettere.

A fine giugno dello scorso anno, fece il giro del mondo la fotografia di un uomo morto nel tentativo di attraversare il Rio Grande per entrare negli Stati Uniti. L’uomo portava in spalla la figlia, infilata dentro la sua maglietta probabilmente perché non venisse trascinata via dalla corrente, e i due cadaveri galleggiavano insieme, a faccia in giù, vicini per sempre.

Mi si riempiono gli occhi di lacrime solo nel ricordare quell’immagine, che però non suscitò una reazione altrettanto diffusa di quella attuale. Quelli erano esseri umani, ma agli occhi di molti erano soprattutto migranti clandestini – e per ciò stesso, non meritevoli della compassione che si dà a un animale.

Quel padre e quella figlia, in fondo, sono per molti di noi simili ai contadini che imbottiscono un ananas di petardi per cacciare via i cinghiali, nel disperato tentativo di salvare il raccolto da cui dipende la loro sopravvivenza: persone incivili che meritano la morte, che le anime sensibili non esitano ad augurare loro.

Vacanza in didattica a distanza

Oggi la piccola sapiente ha avuto lezione di geografia, tramite videoconferenza.

L’insegnante ha fatto loro descrivere la vacanza ideale, in una regione italiana, con l’itinerario di due settimane.

La vacanza ideale della piccola sapiente è nella casa di famiglia in Sardegna, con giusto una puntata in un’altra località prima di ripartire.

Di folle e di mare

Il mio capo è appena tornato da una settimana di vacanza alle Maldive. Raccontava di spiagge affollate peggio di Rimini a Ferragosto, cumuli di spazzatura gettata sulle spiagge meno turistiche o bruciata, scarichi fognari dei villaggi riversati direttamente in mare.

“Però è bellissimo, vale la pena”

Io ho pensato al bellissimo Sulcis e al suo mare incredibile, al suo entroterra dove puoi fare chilometri senza incontrare nessuno. Ho pensato a mio marito che per difendere la sua terra natale si è fermato in mezzo a un incrocio per costringere una donna a raccogliere una bottiglietta di plastica gettata al margine della strada.

Ho pensato che questo sì è bellissimo, questo sì varrebbe la pena.

In breve_83

Quello che comprerete oggi scontato l’avreste comprato anche a prezzo pieno?

Impatti

Venerdì una gru è caduta sul tetto di due palazzine. In una delle due abita un compagno di classe della bimba che sorride, e la famiglia è dovuta stare fuori casa per un paio di giorni.

Quando glie l’ho detto, la piccola sapiente è scoppiata a piangere, dicendo che un conto è vedere certe cose al telegiornale, un’altra cosa quando succede a qualcuno che conosci.

Stamattina fra le notizie relative al terremoto in Albania c’era quella di una donna estratta viva dalle macerie. La sua voce ha guidato i soccorritori, ai quali diceva di salvare la sua bambina, che al momento della scossa era con lei. Non sapeva che l’avevano già trovata, ed era morta.

Ci sono fatti che possono cambiare le persone e le loro vite, ma molti di questi ci auguriamo non accadano a noi e ai nostri cari.

Disagio stagionale

Tempo fa parlavo con un’amica del mio desiderio di andarmene, mollare la pianura padana e aprire un’attività nel Sulcis. Lei mi ha detto che era per via dell’estate e delle fotografie delle vacanze altrui, e che mi sarebbe passata.

La scorsa estate il bisogno di andarmene è arrivato a livelli mai raggiunti, oscillando tra la voglia di mare e di montagna – ma sempre di una vita meno affollata, meno urbanizzata, meno frenetica.

È arrivato l’autunno, finalmente piove, mattina e sera fa fresco e c’è quella luce dorata e obliqua che fa risaltare i colori delle foglie pronte a cadere. Solo che qui ci sono pochi alberi, poche foglie, dominano case e strade.

Quando accompagno la bimba che sorride a scuola, a piedi, il traffico mi impedisce di sentire la sua voce.

Qualche giorno fa una collega mi ha inviato un dato relativo ai maggiori produttori di CO2 dal 1965 a oggi, il primo della lista era il principale cliente finale dell’azienda per cui lavoro. La collega mi chiedeva se davvero voglio tornare a lavorare lì e no, non vorrei, ma che altro posso fare?

Le storie di cambiamento di vita che si trovano in rete hanno tutte una caratteristica in comune: queste persone hanno investito tutto nella nuova attività, il che implica che avessero qualcosa da investire, oppure hanno dato nuovo impulso ad attività di famiglia.

Non c’è possibilità di cambiamento per chi non possiede nulla.

Il Vangelo secondo Facebook

Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: «Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi». Allora i giusti gli risponderanno: «Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?». E il re risponderà loro: «In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me».

Ai tempi dei social network, non è difficile capire cosa pensino le persone. Anzi, a volte è difficile non rimanere delusi quando persone che tutto sommato consideravi intelligenti, o buone, postano commenti o condividono link pieni di astio, odio e pregiudizi.

Una delle dicotomie più frequenti è quella link religiosi/link xenofobi. Un attimo prima un crocifisso con la scritta “Condividi se anche tu lo ami”, un attimo dopo una notizia montata ad arte con didascalie tipo “È ora di finirla! Rimandiamoli tutti a casa!” Come se chi sale su una barca mettendo a rischio la vita propria e dei propri figli lo facesse per divertimento, o per farci dispetto, o per chissà quale piano di colonizzazione. Credo che l’unica differenza tra me che allatto sul divano e la donna che abbraccia ancora il figlio neonato, sul fondo del Mediterraneo, sia il luogo di nascita.

La religione, nel corso dei secoli, è stata spesso piegata a esigenze politiche o economiche, il suo reale messaggio di amore, di uguaglianza e di giustizia (e non vale solo per il cristianesimo) distorto fino a divenire solo una rigida tradizione, non uno strumento di elevazione morale e spirituale.

È difficile amare il prossimo, ma dovrebbe essere un po’ più facile per noi, che in fondo abbiamo tutto.

Il futuro

Ci sono tante riflessioni innescate dalle elezioni europee.

Alcune di esse riguardano l’ambiente e l’attenzione alle tematiche correlate.

E a me viene in mente la piccola sapiente che, vedendomi lavare i pannolini usati con la bimba che sorride così da averli pronti quando nascerà il piccolo, ha sospirato:

“Però non è giusto… avrei voluto anch’io i pannolini lavabili al posto di quelli schifosi usa e getta”.

Quella che oggi è una scelta strana e un po’ fricchettona un domani, grazie alle mie figlie, potrebbe fare il bene di tutti, anche per chi mi ha detto “E a me che importa se ci mettono 500 anni a degradarsi, io mica ci sarò”

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