Tempo e felicità

Il tempo mi sta scorrendo fra le mani, e ho la sensazione di perderlo irrimediabilmente.

Il mio trentatreesimo compleanno è venuto e passato. So che abbiamo festeggiato, ma non c’è emozione. Non più.
Un tempo, da bambina ma anche un po’ più grande, aspettavo il “mio” giorno con la curiosità di sapere come sarebbe stata la festa e cosa mi avrebbero regalato.
Quest’anno i pochi regali sono stati apprezzati, ma a chi mi chiedeva cosa volessi ho risposto che non volevo nulla, perché ciò che davvero desidero non si può regalare per il compleanno.
Nella mia mente c’è sempre una vita diversa, che so che non potremo avere, e temo che questa che sto vivendo mi consumi irrimediabilmente.

La piccola sapiente cresce come un fiore, schiude petali di colore intenso e meraviglioso, emana un profumo incredibilmente dolce. Sta imparando a smussare certi lati del suo carattere e questo fa sì che gli altri, quelli che mi stupiscono e mi incantano, prendano il sopravvento.
Al centro estivo ha un corteggiatore, le educatrici lo chiamano il suo fidanzato ma lei dice che non vuole, che sono solo amici, che lui è piccolo e infatti dorme ancora al pomeriggio.
Io guardo il suo viso da folletto, le sue gambe sottili ma tornite, i suoi piedi enormi rispetto al resto, e mi meraviglio pensando che una simile creatura sia uscita da me, dal mio ventre che a volte temo non porterà più frutto, nonostante i desideri.

In un paese lontano cadono bombe su intere famiglie, e penso a cosa sarebbe di noi in un caso simile. Penso a genitori che perdono i figli, a bambini che restano orfani, alla tremenda colpa insita nell’essere ciò che si è.
Penso che siamo pazzi, tutti, noi che scattiamo al suono della sveglia per precipitarci al lavoro e poi a casa e poi di nuovo a letto, senza mai fermarci a godere di un istante, e quelli che uccidono i vicini che erano lì prima di loro, sentendosi le vittime.
Penso che il mondo andrebbe rifondato.
Noi abbiamo il benessere, ma lo paghiamo col nostro tempo, la nostra salute, la nostra felicità.
Altri non hanno cibo, né casa, né accesso all’istruzione… e se questo è il prezzo da pagare per ritmi più umani, è altrettanto ingiusto.
Altri ancora perdono ciò che avevano, poco o tanto che sia, per questioni territoriali, di potere, di principio che spesso non comprendono o non condividono. Perdono la famiglia, la casa, la terra, il diritto a dormire la notte. Spesso perdono la vita, o rischiano di perderla.

Ho la sensazione che andare in ufficio ogni giorno per vendere ciò che la mia azienda produce, cercando di ricavarne il massimo profitto (per l’azienda), sia la cosa sbagliata da fare, perché non produce nulla per nessuno. La maggior parte dei miei colleghi non potrà migliorare la propria vita grazie al lavoro che ora svolge, e si limiterà a tirare avanti – come me. Ciò che faccio non crea bellezza, non migliora il mondo, non porta felicità, non dà risultati concreti e soprattutto, egoisticamente, non farà che mantenermi per sempre nella condizione attuale.

8 commenti (+aggiungi il tuo?)

  1. fracatz
    Lug 25, 2014 @ 09:07:57

    Lascia stare, piccola, non ci pensare, in genere evolviamo ed ora siam giunti nella società dei consumi, non hai visto come son tutti preoccupati perchè i consumi diminuiscono? nel tempo in cui bastava ‘a salute, ‘a salute ed un par de scarpe nove (èh sì, perchè allora le scarpe si risuolavano) si era felici con poco ed oggi occorre fare lo stesso se si vuol tirare avanti sereni.
    A proposito 33, l’anni del cristo, ci si invecchia, hèèè, ci si invecchicchia
    a pranzo ti dedicherò un brindisi con gli auguri

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  2. giacani
    Lug 26, 2014 @ 17:13:09

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  3. brum
    Lug 29, 2014 @ 17:19:58

    Si, il prezzo da pagare per tutte le comodità che abbiamo è quello. E la cosa peggiore è che non possiamo fare scelte diverse… dobbiamo seguire la scia, o essere fuori dal mondo.
    Se così è… tanto vale farsene una ragione, e remare nella corrente senza porsi troppe domande. Il che non sarà stravagante… ma è utile e fa star meglio. D’altra parte, il confine tra la stravaganza e la pazzia è molto sottile. Preferisco questo… a coloro che dibattono (il più delle volte solo a parole…) contro la corrente. Che si ribellano (a chiacchiere), ma poi non fanno altro che uniformarsi. Probabilmente sono solo frustrati.

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    • elipiccottero
      Lug 30, 2014 @ 07:55:25

      In realtà finchè siamo soli, e abbiamo la responsabilità solo di noi stessi, possiamo scegliere di non fare questa vita. Ma quando altri – specie i figli – dipendono da noi diventa più difficile… posso io decidere di vivere fuori dal mondo, mangiando ciò che terra e animali mi possono fornire, sapendo però che mia figlia non potrà andare a scuola e frequentare altri bambini? O che la sua salute potrebbe esserne danneggiata?
      Vorrei trovare un compromesso, ma non saprei da dove partire… e sono frustrata anch’io, e molto.

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      • Silver Silvan
        Lug 30, 2014 @ 21:03:34

        Faccia quello che ha senso per lei e dia a sua figlia gli strumenti per difendersi dall’invadenza altrui quando le faranno notare le differenze. Lo trovo molto più utile che farle vivere una vita in cui non crede.

  4. brum
    Lug 30, 2014 @ 16:49:06

    Ecco. Lo vedi? Ho ragione io, allora. Meglio non farsi troppe domande, ed incanalarsi nella corrente. Magari non del tutto, lasciandosi un margine di visione disincantata… ma incanalarsi.

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  5. Topper
    Ago 01, 2014 @ 12:59:00

    Gli occhi di una madre, di un genitore in genere, cambiano la prospettiva. Finché non si hanno figli credo sia più facile non farsi sopraffare dai ritmi quotidiani e dal tempo. Io personalmente credo di riuscirci. Con i figli cambia anche questo aspetto, tutto sommato un piccolo “peso” rispetto alle gioie che ci regalano. Ma problema più grande è quello di poterli far vivere in un mondo (luogo, città, società) migliore e non sempre è possibile.
    Poi guardiamo al di là dei nostri confini e troviamo l’orrore, dove questi pensieri non sono nemmeno possibili e dove spesso anche una piccola speranza viene spazzata via da un volere più forte.

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  6. suzieq11
    Ago 04, 2014 @ 00:01:51

    Non sono d’accordo sul fatto di non pensarci, far finta di niente e incanalarsi per seguire la scia. Distogliere lo sguardo davanti alla piena che sta per travolgerti non serve ad evitarla. Ti arriverà addosso lo stesso, come sta succedendo ora. E se siamo al punto in cui siamo è proprio a causa di questo comportamento menefreghista. Anch’io come te, Eli, non riesco a non pensare a tutti questi problemi, non riesco a girarmi dall’altra parte e a far finta di niente. Perché il problema in sé esiste, è come il famoso sasso gettato nello stagno, i cerchi si allargano e prima o poi arriveranno a travolgere noi. E dire “ma tanto che potrei fare io da solo” è solo una scusa, Come dici giustamente tu, e se ci fossimo noi al postoo loro?

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